Kirishima's Land [Light Novels & Manga in Italiano, Anime Rari & Otaku World per amici]

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    Il mistero della valle degli alberi quadrati


    VALLE_DEGLI_ALBERI_QUADRATI



    Nello stato di Panama ( America centrale), a poco più di 100 km da Panama City, c’è un piccola località chiamata El Valle, dove la natura offre flora e fauna esclusiva e dove accade un fenomeno assai misterioso.
    El Valle ha circa 9.000 abitanti e nei sui pressi c’è un enorme cratere di diametro 5 km, uno dei più grandi del continente americano. Un grosso meteorite si schiantò nella zona provocando un’enorme fuoriuscita di lava che squilibrò tutta l’America centrale e che ancora oggi si fa notare con specie naturali esclusive. Ci sono diverse anomalie naturali attorno ad El Valle, ma la più curiosa si trova nella foresta che cresce sulle rive del Rio Anton:gli alberi nascono e crescono a base quadrata!
    Il tronco di questi alberi è quadrato alla base e diventa tondo solo in cima, dove inizia la chioma. Le origini di questo fenomeno al momento sarebbero sconosciute. Gli esperti dello Smithsonian Tropical Research Institute hanno rilevato che le sezioni del tronco presentano anelli proprio di tipo quadrato (anziché i classici cerchi concentrici) il che dimostra che l’anomalia non è solamente esterna ma avviene sin dalla nascita e si mantiene per tutta la vita degli alberi.
    La specie affetta da questa mutazione il Quararibea asterolepis, una specie di pioppo tropicale; questi alberi si trovano anche in Brasile, Costa Rica, Perù, Ecuador e Venezuela, ma solo qui crescono a base quadrata mentre altrove assumono le conformazioni tondeggianti di tutti gli altri alberi a lungo fusto.
    Un’equipe dell’Università della Florida ha stabilito che la particolare silhouette dei fusti è dovuta alle speciali condizioni dell’ecosistema della valle ( bella scoperta!). Se gli stessi semi crescessero altrove, dicono gli scienziati, avrebbero una forma diversa. Rimane però ancora da scoprire quali sono gli elementi specifici che determinano questo piccolo prodigio.
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    Il canto del bambino



    C’è una tribù in Africa, dove la data di nascita di un figlio non viene conteggiata da quando nasce, né da quando viene concepito ma dal giorno in cui nella mente della futura mamma si forma il pensiero del piccolo. Di fatti, quando questo pensiero diventa certezza e la donna decide che avrà un bambino, si reca nei boschi da sola e seduta sotto ad un albero ascolta in silenzio, fino a quando riesce a sentire il canto dello spirito del bambino che vuole venire nel suo grembo.
    In seguito, dopo aver sentito la canzone del bambino ella torna da colui che sarà il padre del piccolo e gli insegna la canzone del loro futuro figlio. Fanno quindi l’amore per concepire fisicamente il bambino e per un po’ di tempo cantano la canzone del piccolo in modo tale da invitarlo nel grembo della madre.

    Una volta che la madre è incinta, ella insegna la canzone del bambino alle levatrici e alle vecchie donne del villaggio, questo per fare in modo che tutti possano cantare la canzone e accogliere il piccolo quando nascerà. Questa canzone però non viene usata solo per accoglierlo ma in tutti i momenti della vita del bambino, infatti la canzone viene insegnata a tutti i componenti del villaggio e viene cantata nei momenti più importanti come i riti di pubertà, i successi ottenuti, o anche per consolarlo da una brutta caduta, da un ginocchio sbucciato, chi gli da una mano canta la sua canzone per onorare e consolare questa persona.

    Nella tribù africana esiste però un’altra occasione in cui tutti gli abitanti del villaggio cantano al bambino: qualora, in qualsiasi momento durante la vita egli dovesse commettere un crimine o un atto sociale aberrante, l’individuo verrà chiamato al centro del paese e le persone della comunità formeranno un cerchio intorno a lui o a lei e gli canteranno la sua canzone. Questo perché il popolo africano non concepisce la punizione come la giusta cosa da fare per la correzione del comportamento dell’individuo, ma usa invece l’amore e il ricordo della propria identità per riportalo sulla retta via. Secondo la tribù quando l’individuo riconosce la propria canzone, quindi torna alle sue origine, al senso di amore e casa, ogni voglia o bisogno di fare cose che possono ferire gli altri, sparisce.

    In ogni momento della vita la persona si sentirà cantare la sua canzone che in origine lui ha deciso, verrà cantata al suo matrimonio insieme a quella della sua consorte, verrà cantata anche il giorno in cui sdraiato sul letto sarà pronto per morire, e tutti gli abitanti gli staranno intorno e gli ricorderanno il suo canto per accompagnarlo per l’ultima volta alla fine del viaggio della vita.
  3. .
    Visto che qua a Parma è molto sentita questa festa ho deciso di parlarvene...


    La festa di San Giovanni (24 giugno) e' una delle piu' celebrate in Europa.
    Una ricorrenza antichissima, legata al solstizio d'estate, e, quindi, a tanti riti iniziatici e propiziatori.
    I parmigiani, piu' concreti, sembrano preferire a tutte queste suggestioni magiche, l'aspetto gastronomico e, con i piedi ben saldi in terra (ma sarebbe meglio dire sotto la tavola) festeggiano San Giovanni all'insegna dei "tordej d'arbett" e "ad la rosada 'd San Zvan"


    Tradizioni del Solstizio d'Estate e della notte del 24 Giugno o notte di S. Giovanni
    La notte di S. Giovanni, il 24 giugno appunto, rientra nelle celebrazioni solstiziali; il nome associatogli deriva dalla religione Cristiana, perche' secondo il suo calendario liturgico vi si celebra San Giovanni Battista (come il 27 dicembre S. Giovanni Evangelista).
    In questa festa, secondo un'antica credenza il sole (fuoco) si sposa con la luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falo' e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso gli attributi di S. Giovanni sono il fuoco e l'acqua, con cui battezzava... una comoda associazione, da parte del cristianesimo, per sovrapporsi alle antiche celebrazioni...
    Cosi' nel corso del tempo, c'e' stato un mischiarsi di tradizioni antiche, pagane, e ritualita' cristiana, che dettero origine a credenze e riti in uso ancora oggi e ritrovabili perlopiu' nelle aree rurali.
    Qui di seguito vi presento una breve panoramica degli usi popolari legati al solstizio.

    I Fuochi di S. Giovanni
    I falò accesi nei campi la notte di S. Giovanni erano considerati, oltre che propiziatori anche purificatori e l'usanza di accenderli si riscontra in moltissime regioni europee e persino nell'africa del nord.
    I contadini si posizionavano principalmente su dossi o in cima alle colline, e accendevano grandi falo' in onore del sole, per propiziarsene la benevolenza e rallentarne idealmente la discesa; spesso con le fiamme di questi falo' venivano incendiate delle ruote di fascine, che venivano fatte precipitare lungo i pendii, accompagnate da grida e canti.
    Come gia' detto sopra i falo' avevano pero' anche funzione purificatrice: per questo vi si gettavano dentro cose vecchie, o marce, perche' il fumo che ne scaturiva tenesse lontani spiriti maligni e... streghe :-) (si riteneva che in questa notte le streghe si riunissero e scorrazzassero per le campagne, alla ricerca di erbe...)
    In alcuni casi si bruciava, come per l'epifania, un pupazzo, cosi' da bruciare in effige la malasorte e le avversita'. Inoltre si faceva passare il bestiame tra il fumo dei falo', in modo da togliere le malattie e proteggerlo sia da queste sia da chiunque vi potesse gettare fatture e malie.

    Alcuni usi popolari legati ai falo' di S. Giovanni
    Sino a un po' di tempo fa era d'uso in veneto allestire dei Fuochi negli incroci.
    A Pamplona in Spagna si usa raccogliere erbe aromatiche da bruciare negli incroci per scongiurare le tempeste e i fulmini.
    Anche i Berberi che stanno in nord africa hanno dei festeggiamenti in concomitanza del 24 giugno e per questi accendono dei fuochi che facciano fumo denso per propiziare il raccolto dei campi e per guarire (col fumo) chi vi passa in mezzo.
    In una localita' della Germania, vi e' un'usanza a cui partecipa tutta la popolazione dei dintorni. Una grossa ruota di infuocata viene fatta rotolare fino a valle, dove passa il fiume: se la ruota arriva accesa nell'acqua il segno e' favorevole; in caso contrario e' cattivo auspicio.
    Chi salta il fuoco è sicuro di non dover soffrire il mal di reni per tutto l'anno.
    Gettando erbe particolari (come la verbena) nel fuoco del falo' si allontana la malasorte.
    La mattina del 24 Giugno le persone girano tre volte intorno alla cenere lasciata dal falo' e se la passano sui capelli o sul corpo, per scacciare i mali.

    La raccolta delle erbe
    Le erbe raccolte in questa notte hanno un potere particolare, sono in grado di scacciare ogni malattia e tutte le loro caratteristiche e proprieta' sono esaltate e alla massima potenza.
    Le erbe più note da raccogliere nella notte del 24 sono: l'iperico detto anche erba di S. Giovanni; l'artemisia chiamata anche assenzio volgare e dedicata a Diana-Artemide; la verbena protettiva anch'essa e il ribes rosso che proteggeva dai malefici.
    Oltre a quelle sopra citate erano anche ricercate: Vischio, SambucoAglio, Cipolla, Lavanda, Mentuccia, Biancospino, Corbezzolo, Ruta e Rosmarino.
    Con alcune delle piante sopra citate era possibile fare "l’acqua di San Giovanni": si prendevano foglie e fiori di lavanda, iperico, mentuccia, ruta e rosmarino e si mettevano in un bacile colmo d'acqua che si lasciava per tutta la nottata fuori casa.
    Alla mattina successiva le donne prendevano quest’acqua e si lavavano per aumentare la bellezza e preservarsi dalle malattie.
    Altre erbe, usate nella medesima maniera davano origine ad altri tipi di acqua di s. Giovanni (ci sono delle variazioni tra regione e regione), che servivano comunque sempre contro il malocchio, la malasorte e le malattie, di adulti e bambini.

    Altri usi legati alla vegetazione
    Alle prime luci del 24 giugno i contadini che possedevano alberi di noce dovevano andare a legare una corda di spighe di orzo ed avena intrecciate ai tronchi dei loro alberi. In questo modo avrebbero poi raccolto frutti buoni e abbondanti.
    In alcune localita' si usa fare il nocino, un liquore a base di noci non mature.(e a chi non l'ha mai bevuto consiglio di rimediare!!!)
    Raccogliere e portare con se un mazzetto di erba di s. giovanni aiutava a tenere lontani gli spiriti maligni. Raccogliere 24 spighe di grano e conservarle gelosamente tutto l'anno serviva come amuleto contro le sventure. Fare un mazzolino di tre spighe di grano marcio o carbone e buttarlo nel fiume liberava dagli animali e dalle piante nocive il grano che si stava per mietere.

    La rugiada
    La rugiada della mattina di San Giovanni, ovviamente legata all'elemento acqua, ha il potere di curare, di purificare e di fecondare.
    Nel nord europa se una donna desiderava molti figli, doveva stendersi nuda (o rotolarsi) nell’erba bagnata. Cio’ anche se voleva bei capelli e una buona salute. Qui da noi c'era piu' l'abitudine di raccoglierla, che di usarla sul momento.
    Se volete raccogliere la rugiada, potete stendere un panno tra l’erba, strizzandolo poi il mattino successivo. Oppure scavare una piccola buca, in cui inserirete un bicchiere o un altro contenitore. Sopra di esso poi metterete un telo impermeabile, fissato ai bordi della buca (in alto) e con un foro al centro proprio sopra l’orlo del bicchiere (sul fondo). La rugiada si depositera’ sul telo e scendera’ nel vostro contenitore.
    Un altro sistema e' trascinarsi dietro, passeggiando per i campi, il mattino prestissimo, o un lenzuolo o un batuffolo di cotone legato per una cordicella: in questo modo stioffa e/o cotone si inzupperanno della rugiada che poi potrete raccogliere strizzandoli.
    Altri usi legati all'acqua
    La prima acqua attinta la mattina del 24 manteneva la vista buona.
    Recarsi all'alba sulla riva del mare a bagnarsi preservava dai dolori reumatici.
    Una leggenda tramanda che vicino al famoso Noce di Benevento, ci fosse un laghetto o un torrente in cui le donne si bagnavano proprio in questa notte, per aumentare la propria fertilita’.

    La divinazione
    La notte di s. giovanni e' legata a tantissime forme di divinazione, utilizzando come base acqua e/o piante. Le divinazioni piu' famose vertevano sull'indovinare qualcosa del proprio futuro amoroso e matrimoniale.

    Qui di seguito eccone alcune:
    Le ragazze da marito, se vogliono conoscere qualcosa sulle loro future nozze, dovranno, la sera della vigilia del 24 giugno, rompere un uovo di gallina bianca e versarne l'albume in un bicchiere o un vaso pieno d'acqua.
    Poi lo prenderanno e lo metteranno sulla finestra, lasciandolo esposto tutta la notte alla rugiada di S. Giovanni. Il mattino successivo, appena levato il sole, si prendera' il bicchiere, e attraverso le forme composte dall'albume nell'acqua, si trarranno auspici sul futuro matrimonio.Oltre all'uovo poteva venir impiegato il piombo fuso: versato nell’acqua si raffreddava velocemente e dalla forma assunta si traevano previsioni sul mestiere del futuro marito. Vi e' anche una versione di questo metodo che al posto del piombo prevedeva l'utilizzo dello zolfo. Qui invece abbiamo una divinazione con forme vegetali: i cardi. Presi due, di grandi dimensioni gli si bruciacchiava la testa, poi si mettevano in un recipiente sul davanzale della finestra, uno con il capo rivolto verso l’interno, l'altro verso l’esterno. Se al mattino uno dei cardi era ritto sullo stelo, la ragazza interessata entro l’anno si sarebbe sposata; se il cardo era quello interno, con uno del proprio paese, se quello verso l'esterno, allora si sarebbe maritata con uno di fuori.
    Un altro sistema con i cardi prevedeva di bruciarne la corolla e lasciarla tutta la notte fuori della casa. Al mattino occorreva osservarla attentamente: se appariva di colore rossastro era segno di buona sorte ma se appariva nera era indice di sicura sfortuna.
    C'era anche un sistema con le fave. La sera del 23 le giovani nubili dovevano prendere tre fave: una intera, una sbucciata e la terza rotta nella parte sopra, e metterle sotto il cuscino al momento di andare a dormire. Durante la notte dovevano prenderne una a caso: se prendevano quella intera, buona sorte e ricchezza, la mezza poca sorte e quella sbucciata, cattivo auspicio.
    Per terminare questa succinta carrellata di usi legati al solstizio e alla notte del 24 giugno (sono veramente molti, diffusi in tutta italia e oltre), segnalo l'usanza di mangiare le lumache per San Giovanni. Il significato di questo gesto e' legato perlopiu' alle corna delle lumache (che oltretutto simboleggiano la luna e il suo ciclo di crescita/decrescita, rappresentato dalle cornine). Per cui, ogni lumaca mangiata, e quindi cornetto, si ritiene che sia scongiurato un malanno... cosi' come il rischio di "corna" in casa.



    San Giovanni: le erbe
    Iperico IPERICO
    Nomi locali: erba di San Giovanni; scacciadiau (scacciadiavoli, Liguria).
    Painta erbacea che produce numerosi fusti, alti fino a un metro; fiori giallo-dorati. Ha proprietà aromatizzanti, digestive. Trova valide applicazioni per uso esterno come cicatrizzante e antiinfiammatorio su ferite, piaghe, ustioni, eritemi solari
    Si dice sia una pianta scaccia diavoli, per questo il nome di hypericum che significa "sopra l’immagine", per l’uso antico di appenderla sopra l’immagine sacra per allontanare i demoni del male , perforatum perche’ in controluce le foglie sembrano perforate, Tra i componenti dell'Iperico abbiamo: un olio essenziale e derivati fenolici, tra cui un pigmento rosso chiamato ipericina, e da questo deriva il nome di erba di San Giovanni in quanto il rosso ricorda il sangue versato dal Santo fatto decapitare da Salome’



    artemisia ARTEMISIA
    (assenzio volgare consacrata a Diana-Artemide)
    e' una pianta erbacea, ha il fusto ramificato di colore bruno rossastro, con striature marcate longitudinalmente. Le foglie sono monobipennate, di colore verde intenso sulla pagina superiore, e argenteo su quella inferiore. I fiori sono di colore giallognolo o marron-rossastri, poco evidenti, e formano dei capolini raccolti in pannocchie. La fioritura avviene in estate, e prosegue fino ai primi di autunno. La pianta raggiunge anche il metro e mezzo d'altezza ed è una delle più grandi composite che popolano il nostro Paese.
    Proprietà farmaceutiche: l'artemisia ha proprietà toniche, emmenagoghe, sedative e digestive. Viene utilizzata soprattutto nei casi di amenorrea, di iperglicemia, di diabete e di cattiva digestione. (Droga usata: sommità fiorite).
    Uso in cucina: viene utilizzata, unitamente ad altre erbe, per la preparazione di digestivi.



    WGgNoAA VERBENA
    simbolo di pace e prosperità)
    Nomi comuni : Erba Sacra, Erba Crocetta, Erba Colombina, Erba turca, barbegna, coj dij prà, erba de S.Gioan, clumbeina, crous, purecella, erba della milza, birbina, virminaca, crebena.
    Storia e curiosità:
    La Verbena, pianta sacra agli antichi romani, non va confusa con la gradevole Cedrina, detta anche Verbena odorosa.
    La verbena non viene utilizzata per usi culinari e gastronomici, perché il gusto non si adatta in cucina. In cosmesi, invece, l'infuso può essere usato come decongestionante degli occhi. Alla verbena un tempo erano attribuite proprietà magiche. Essa veniva colta nella notte di San Giovanni (24 giugno). Ciò si spiega, forse, con il fatto che questa festa ha sostituito il solstizio di estate (22 giugno), giorno in cui il sole raggiunge l'apice suscitando un momento di alta suggestione.
    Il nome Verbena deriva dal Celtico ferfaen, da fer (scacciare via) e faen (pietra), poiché la pianta era molto usata per curare problemi della vescica, soprattutto calcoli. Un'altra origine del nome è indicata da alcuni autori da Herba veneris, per le qualità afrodisiache attribuitele dagli antichi. I sacerdoti la usavano per sacrifici, da cui il nome Herba Sacra. Il nome Verbena era il nome classico romano per 'piante d'altare' in generale, e per questa specie in particolare. I druidi la aggiungevano alla loro acqua lustrale, e maghi e stregoni la usavano ampiamente. Era adoperata per vari riti e incantesimi, e dagli ambasciatori per concludere alleanze. Macinata, era indossata intorno al collo come talismano contro mal di testa, a anche contro morsi di serpente e altri animali velenosi, e come portafortuna in generale. Si riteneva benefica per la vista. Tutte queste sue virtù sono probabilmente derivate dalla leggenda della sua scoperta sul monte del Calvario, dove fu usata per cicatrizzare le ferite del Salvatore crocefisso. Perciò, viene benedetta con un rituale commemorativo quando si raccoglie



    iIRtNg8 RUTA
    detta anche "erba allegra", perché è un'efficace talismano contro il maligno).
    Le foglie fresche possono essere usate con moderazione per insaporire insalate, carni, pesci, oli e aceti aromatici. Molto usata per la preparazione di un tipo di grappa aromatica.
    Proprietà terapeutiche: emmenagoghe, sedative, digestive, carminative, vermifughe.
    L'erba della ruta era ritenuta l'erba contro la paura, Si metteva in tasca, appunto, quando si dovevano affrontare situazioni di paura e le case in cui cresceva erano ritenute privilegiate



    San Giovanni:che cos'è la rugiada
    Perché le erbe e le foglie si coprono di rugiada?

    La rugiada è dovuta alla condensazione del vapore acque atmosferico in prossimtà del suolo.
    La terra, di notte, emana il calore del sole assorbito durante il giorno, mentre l’aria più frsca raffredda il vapore caldo in prossimità del suolo e lo trasforma poi in minutissime gocciline di acqua.

    Su foglie ed erbe, oltre al vapore acqueo dell’atmosfera, condensa anche il vapore acqueo che le stesse erbe e foglie emettono

    Si dice "punto di rugiada" lo stato termico (caratterizzato da un preciso valore di pressione e temperatura) in cui l'aria di un ambiente diventa satura di vapor d'acqua; per concentrazioni maggiori di vapore si ha per l'appunto la formazione di gocce di rugiada. Nel I canto del Purgatorio, Virgilio adopera proprio la rugiada del Purgatorio per tergere dal volto di Dante la caligine dell'inferno.



    San Giovanni: il solstizio d'estate
    Solstizio:
    dal latino solstitium, composto da solis (sole) e un derivato di sistere (fermarsi), perché sembra che il sole si fermi e torni indietro: nella notte tra il 21 ed il 22 giugno il sole cambia direzione, sembra fermarsi per alcuni giorni in un punto preciso, sorgendo e tramontando sempre nella stessa posizione, finché, il 24 giugno (e il 25 dicembre) ricomincia a sorgere, giorno dopo giorno sempre più a sud sull'orizzonte (a giugno, e sempre più a nord a dicembre), determinando in maniera graduale l'allungarsi o l'accorciarsi delle giornate
    Fin dall'antichità gli uomini si erano resi conto di questi cambiamenti e avevano celebrato l'evento con diversi festeggiamenti. Gli antichi greci chiamavano il solstizio estivo "Porta degli uomini", poiché, nella loro mitologia, era il momento in cui le anime uscivano dalla caverna cosmica.
    I solstizi erano anche festeggiati dalle grandi civiltà dell'America precolombiana, in Perù per esempio, il dio sole, Inti, che era anche l'Imperatore, riceveva grandi sacrifici di animali ed offerte naturali, in modo propiziatorio perché i raccolti estivi fossero abbondanti.

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    La religione Cristiana, conscia della portata di questi festeggiamenti, si preoccupò fin dai suoi inizi di acquisire le date dei festeggiamenti, sovrapponendoli con solenni celebrazioni. Per dare un'idea dell'importanza di queste feste basta considerare che il solstizio invernale è stato sostituito dal Natale! E che, secondo la tradizione sapienziale, Giovanni sarebbe nato il 24 giugno, esattamente sei mesi prima di Cristo.

    Perche’ la festa di San Giovanni (24 giugno) non coincide con il solstizio (21 giugno):
    Anticamente in Occidente, prima che i Caldei e gli Egizi ci insegnassero la loro scienza atronomica ed astrologica, si festaggiava come solstizio il giorno in cui si constatava a occhio nudo che il sole aveva invertito la sua marcia nel cielo, sia in dicembre quando si era leggermente rialzato sull'orizzonte (e, precisamente il 25, quando lo si festaggiava come natalis solis invicti, natale del sole invitto), sia in giugno quando, intorno al 24, cominciava a declinare. In quelle date i cristiani inserirono accortamente due solennità importanti: il natale del Cristo e la festa di san Giovanni Battista.


    San Giovanni: gastronomia
    I TORTELLI DI RICOTTA E IL NOCINO

    Tortelli di ricotta
    La tradizione vuole che questo squisito piatto venga preparato la sera precedente la festa di S. Giovanni Battista (24 giugno).
    Una sera durante la quale è considerato di buon auspicio cenare all'aperto per esporsi alla rugiada (andóm a ciapà la rusada 'd San Sván), quindi sono numerose le feste gastronomiche in tutti i paesi.
    I tortelli d'erbetta hanno forma rettangolare (cm 6 per 5 circa) e sono conditi con burro fuso e formaggio grattugiato in abbondanza.

    Dosi:
    per la sfoglia 800 gr di farina bianca
    4 uova
    per il ripieno 500 gr di bietole comuni
    400 gr di ricotta fresca
    200 gr di parmigiano grattuggiato
    20 gr di burro
    1 uovo
    sale
    una spolverata di noce moscata grattugiata

    Per il ripeno mondate le bietole, fatele bollire, scolatele, strizzatele e tritatele finemente. Impastare le bietole con la ricotta e poi aggiungere il burro, l'uovo, il formaggio grattuggiato il sale e la noce moscata. Impastate fino ad ottenere un composto omogeneo.
    Fare la sfoglia poi tirare delle striscie larghe circa 10centimetri, poi taliare dei rettangoli di 6-7 cm per 10. Porre al centro di ogni rettangolo una cucchiaiata di ripieno, chiudere il tortello avendo cura di chiudere bene i bordi.
    Cuocere i tortelli in acqua bollente salata, scolarli e condirli con abbondante burro fuso e parmigiano grattuggiato. Servire caldissimi.


    IL NOCINO
    Per San Giovanni si rinnova tuttora un'antica usanza che è comune anche nelle famiglie più povere, ossia la raccolta di un certo numero di noci verdi per ricavarne un liquore che duri tutto l'anno e a portata di mano quando capita il mal di stomaco: il nocino.

    Dosi:
    30 noci verdi con la buccia
    1,500 l di alcool
    750 gr. di zucchero
    2 gr. di cannella
    10 chiodi di garofano
    400 hl. di acqua
    la buccia di un limone

    Tagliate le noci in quattro spicchi, si mettono assieme agli altri ingredienti in infusione in un recipiente ben chiuso, con l'avvertenza di agitare il contenuto per alcuni giorni, almeno una volta al giorno, l'infusione può durare anche un anno, quindi si filtra il tutto.

    Nocino aromatico

    Dosi:
    40 noci
    3 bottiglie di vino rosso
    3 litri di alcool
    2 kg di zucchero
    10 gr fra cannella e chiodi di garofano

    Tagliare le noci in 4 pezzi e metterle in un recipiente chiuso con l'alcool e gli aromi.
    Lasciare in infusione per 60 goirni; poi far bollire il vino rosso con lo zucchero per 4-5 ore, lasciar raffreddare poi aggiungere alle noci. Lasciar riposare per qualche giorno poi filtrarlo e imbottigliarlo.

    Nocino

    Dosi:
    24 noci
    1,500 kg zucchero
    1,500 L alcool
    5 bicchieri di vino rosso brusco
    cannelle e chiodi di garofano

    Tagliare le noci in 4 pezzi, poi mettere tutto in una damigiana in infusione per 40 giorni, mescolando ogni giorno. Filtrare ed imbottigliare.

    (Ricette tratte dal libro "Al libbor dal Rezdor" di E. Dall'Olio e L. Sartorio)



    Dosi:
    1 l di alcool
    650 gr di zucchero
    400 gr di noci verdi
    400 gr di vino bianco secco
    1 bastoncino di cannella
    8-10 chiodi di garofano

    Tagliare le noci in 4 parti, metterle in un grosso vaso di vetro da 5 kg a chiusura ermetica, versarvi l'alcool, le droghe e lasciare in infusione per 30 giorni. Aggiungere il vino e lo zucchero, richiudere bene, rimescolare un giorno si e uno no, e lasciare in infusione per 30/60 giorni a vaso sempre tappato. Filtrare con carta apposito nell'imbuto, chiudere bene e far "stagionare" per un minimo di 6 mesi (meglio un anno).
    (Nocino di Alice Magri, ricetta dal libro "La cucina delle belle famiglie parmigiane")
  4. .

    Eppur si muove... da sola


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    Nessuno le ha mai viste in movimento eppure la lunga traccia che lasciano dietro di loro conferma che si muovono.
    Chiamate pietre mobili, a vela o scorrevoli (in inglese sailing stones, sliding rocks o moving rocks), sono un misterioso fenomeno geologico che consiste nel movimento di rocce per lunghi percorsi, senza alcun intervento umano o animale. Sul meccanismo che permette a queste grandi pietre di spostarsi sono state fatte molte ipotesi, ma ancora non è stato compreso fino in fondo.
    Molte di queste rocce vaganti si trovano a Playa Racetrack, nella Valle della Morte (California), il fondale di un antico lago piastrellato da tanti piccoli esagoni di fango inaridito.
    Le pietre, di grandezza variabile dai pochi grammi a mezza tonnellata, iniziano a muoversi in genere ogni 2/3 anni e continuano a spostarsi per 3/4 anni, lasciandosi alle spalle dei solchi scavati nel terreno. Alcune percorrono solo di pochi metri, mentre altre qualche decina, muovendosi in linea retta, a zig-zag o in cerchi concentrici.
    Altra stranezza: pur iniziando a spostarsi contemporaneamente, alcune pietre restano vicine per un po' e poi cambiano improvvisamente direzione, intersecano le loro traiettorie e addirittura tornando indietro. Ma non è tutto: pietre della stessa forma e dimensione, a parità di condizioni, possono percorrere distanze differenti, mentre alcune si girano su se stesse e altre vanno in salita. Insomma, un vero rompicapo.
    Per cercare di risolverlo sono stati fatti alcuni studi che approdano però a conclusioni diverse e non esaustive. Secondo la teoria più accreditata, basata sulle ricerche svolte nel 1995 da alcuni fisici, le forti tempeste invernali con venti che talvolta raggiungono i 145 km/h, a certe condizioni meteorologiche darebbero inizio allo spostamento delle pietre sul terreno reso scivoloso dalla pioggia; successivamente, il loro movimento sarebbe sostenuto da venti più moderati. Ma in tal caso come si spiegano i loro percorsi differenti o quando tornano indietro? E perché alcune rimangono ferme mentre altre vicine si muovono?
    Altre ipotesi chiamano in causa il campo magnetico terrestre e i terremoti, mentre i più scettici arrivano a supporre che il loro spostamento sia opera di qualche addetto ai lavori per attrarre i turisti.
  5. .

    Giro giro tondo il suo vero significato



    Giro giro tondo, la filastrocca che da piccoli tutti cantavamo ha alle sue spalle una storia davvero molto triste e inquietante.

    “Giro, giro tondo,
    casca il mondo,
    casca la terra,
    tutti giù per terra!
    Giro, giro tondo
    Il mare è fondo,
    tonda è la terra,
    tutti giù per terra!
    Giro, giro tondo
    L’angelo è biondo,
    biondo è il grano,
    tutti ci sediamo!
    Giro, giro tondo
    Il pane è cotto in forno,
    buona è la ciambella,
    tutti giù per terra!”

    Questa è la canzone che noi tutti da piccini cantavamo, mentre, tenendoci per mano, giravamo e in fine cascavamo ridendo. Giro giro tondo è una filastrocca che ha divertito tantissime generazioni, eppure la sua storia non ha nulla di gioioso o allegro.

    La filastrocca vanta una tradizione lunga almeno 3 secoli ed è originaria dell’Inghilterra, infatti la vera canzone è in lingua inglese e parla di rose da odorare e di cadere tutti per terra “Ring-a-ring o’ roses, A pocket full of posies, A-tishoo! A-tishoo! We all fall down.” Quello che però racconta ha dell’orribile e risale ai tempi più bui della Gran Bretagna: la Grande peste.

    A Londra nel 1665-66 furono gli anni della Grande Peste o Peste Nera ci furono quasi 100.000 morti; i cadaveri erano così tanti che invadevano le strade e le persone quando giravano per esse si portavano al naso dei sacchettini con dentro petali di rosa o fiori profumati per non sentire il tanfo dei cadaveri in putrefazione.

    In quel tempo nacque la famosa filastrocca che aveva lo scopo di far accettare la morte ai più piccoli e quindi esorcizzarla, da qui la strofe “Casca la terra”, “Tutti giù per terra”.
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    Torre dell’Orso: tra scogliere e faraglioni


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    Se amate il sole e il mare, perché non optare per una vacanza in Salento? Natura meravigliosa e incontaminata, attrattive turistiche per ogni gusto e paesi ricchi di storia e cultura da visitare: questo è il Salento e anche molto di più. D’estate, questa zona viene presa d’assalto dai turisti, quindi potrebbe risultare difficile trovare posto negli alberghi se non si è già prenotato con largo anticipo. Consigliamo di scegliere un luogo centrale, in modo da potersi spostare facilmente per vedere le altre località.

    Se cercate il relax, ma non volete rinunciare all’animata vita notturna, alle gite alla scoperta dei paesi vicini e, soprattutto, al mare limpido, vi consiglio Torre dell’Orso. Compreso nella Marina di Melendugno (provincia di Lecce), si caratterizza per la sua spiaggia sabbiosa e lunga, ma soprattutto per le “Due Sorelle”, ovvero due rocce che si trovano a poca distanza dalla riva, ergendosi dalle acque marine in tutta la loro bellezza.

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    Il nome della località di Torre dell’Orso deriva dalla torre di avvistamento che tuttora domina il paese. Non si sa però se il nome della torre sia legato alla famiglia Urso, che possedeva questo territorio, oppure dalla foca monaca.

    La leggenda delle Due Sorelle racconta che due ragazze molto giovani furono attratte irresistibilmente dalla bellezza del mare e dei suoi fondali e dal profumo di salsedine, a tal punto da finire sommerse dalla marea. Le grida furono vane: un pescatore che si trovava sul luogo avrebbe voluto salvarle, ma non vide altro che due rocce che sembravano quasi abbracciate. La storia è stata trasmessa negli anni, donando un fascino particolare a questa località, che gode di un grande afflusso di turisti, soprattutto in estate.

    La spiaggia è lunga circa 900 metri ed è delimitata da due scogliere che vanno a formare una baia. Subito dietro alla spiaggia, le dune di macchia mediterranea lasciano lo spazio ad un piccolo fiume.

    Torre dell’Orso è stata più volte insignita della prestigiosa Bandiera Blu Europea, oltre ad essere un centro urbano molto interessante e vivace anche la sera, quando le persone camminano tra le bancarelle e i negozietti di artigianato locale. In questa località, potrete trovare molte strutture ricettive di altissimo livello. I residence, in particolare, sono una delle opzioni più utilizzate per le vacanze in Salento perché sono sempre in grado di soddisfare ogni esigenza del cliente, non lasciandolo mai insoddisfatto dal punto di vista della qualità.

    La Torre di Guardia che risale al 1500 aveva la funzione di avvistare i nemici dall’alto ed è da visitare assolutamente. Purtroppo, durante i secoli, è stata più volte devastata, quindi non rimane molto, anche se ammirarla dalla costa è uno spettacolo unico al mondo. Oltre alla storia e al mare, Torre dell’Orso è molto apprezzata dai turisti anche per la posizione in cui si trova, dato che è molto vicina a luoghi famosi come Otranto, ma anche ai piccoli centri come San Foca. Da Torre dell’Orso, inoltre, si può raggiungere bene anche Santa Cesarea Terme.

    Durante le feste folkloristiche e le sagre, ma anche nei ristoranti, potrete apprezzare la squisita cucina locale. A poca distanza dalla spiaggia, ci sono delle bellissime pinete ottime per riposarsi all’ombra. La scogliera è ricca di storia nelle grotte che hanno ospitato abitanti di varie popolazioni: qui, sono stati trovati dei graffiti in latino e in greco. Torre dell’Orso infatti veniva attraversata dai naviganti che cercavano un percorso più breve. Una delle iscrizioni mostra la forte devozione religiosa dei naviganti dell’epoca, che chiedevano alla divinità di aiutarli ad oltrepassare i punti più difficili. Questo uso di scrivere nelle grotte delle croci e dei segni votivi continuò anche nelle epoche successive, come quella medievale.
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    The Wave: un segreto monumento naturale in Arizona


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    The Wave (l'Onda) è una formazione rocciosa di arenaria risalente al periodo Giurassico (190 milioni di anni). Si trova nello stato dell'Arizona, Stati Uniti e forma una parte del deserto Paria Canyon-Vermilion Cliffs Wilderness.

    The Wave è un posto famoso tra i fotografi e gli escursionisti. Un paesaggio di forme ondulate come un'onda dai colori arancioni e rossi. In origine era una serie di dune che nel tempo si trasformò in roccia solida. L'erosione del vento e pioggia hanno creato questo paesaggio unico.

    Ma arrivare a The Wave non è semplicissimo, sia perché bisogna attraversare un'area selvaggia e remota senza alcun sentiero tracciato, guidati solo dal proprio senso dell'orientamento e da pochi riferimenti visivi (una collina, una fenditura nella roccia, un albero), e sia perché l'accesso alle Coyote Buttes è rigidamente regolamentato e controllato.

    Come ottenere i permessi
    Esistono esclusivamente due modi per ottenere un permesso per visitare The Wave. Entrambi richiedono una discreta dose di fortuna. In ogni caso, non è possibile ottenere un permesso per visitare l'area il giorno stesso (salvo che rimangano dei posti disponibili, ma è più facile che allargando le braccia e agitandole vi solleviate da terra…).
    Il primo modo è registrarsi online per una lotteria quattro mesi prima del vostro viaggio sul sito ufficiale BLM dell'Arizona (è un sito governativo).
    Se volete ottenere un permesso per il mese di agosto, dovete registrarvi in una data compresa fra l'1 e il 30 aprile (la zona che vi interessa è Coyote Buttes North, quella che comprende The Wave, e non Coyote Buttes South). Scegliete 3 date in ordine di priorità (un calendario vi permetterà di vedere il numero di richieste già presentate per ogni data), registrate i vostri dati e quanti siete, pagate (è necessaria la carta di credito) una tassa di $5.
    Il primo del mese successivo si svolgerà la lotteria, che assegnerà 10 permessi per ogni giorno del mese (si intende 10 persone: se si iscrive alla lotteria un gruppo di 6 persone, e viene estratto per primo, rimangono 4 posti).
    Sia che veniate estratti, sia che non lo siate stati, vi arriverà una e-mail che vi informerà del risultato. Il permesso (se siete stati fortunati) vi arriverà a casa per posta (se avrete espresso questa preferenza) o potrà essere ritirato presso la Paria Ranger Station.
    I $5, comunque, non verranno restituiti.
    Seconda chance: potete presentarvi ogni giorno entro le 9 di mattina presso il Visitor Center del Grand Staircase-Escalante NM a Kanab.
    I ranger assegnano un numero a ogni gruppo presente, infilano dei numeretti della tombola in un bussolotto, e procedono all'estrazione di altri 10 permessi. Sempre con il criterio che se viene estratto per primo un gruppo di 6 persone, rimangono 4 posti (rigidità assoluta: se siete un gruppo di 4, sono stati già assegnati 8 permessi, e venite estratti, o rinunciate o solo 2 di voi avranno il permesso).
    Per ogni giorno di partecipazione all'estrazione guadagnate un numero, quindi se oggi non venite estratti e domani vi ripresentate, lo fate presente al ranger che vi assegnerà 2 numeri invece che 1, quindi maggiori chance.
    In media all'estrazione partecipa un numero di persone compreso fra 40-50 fino a 100 e oltre, quindi ci vuole fortuna!

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    Festa del papà-Chichi no Hi 19 Giugno


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    Mentre nella nostra cara Italia viene festeggiata il 19 Marzo, in Giappone come in molti altri paesi, la Festa del Papà viene celebrata la terza domenica di Giugno. 父の日 dove 父 (Chichi) significa “Papà” e の日 (No Hi) “Giorno di” quindi letteralmente il “Giorno dei Papà”. Ma vediamo un po’ la Top Five giapponese dei regali più quotati e più desiderati dai papà lavoratori del Sol Levante! Sicuramente al primo posto troveremo il 酒 (Sake) e il 焼酎 (Shōchū) un distillato di orzo, patate dolci o riso. Al secondo posto, i così detti “gourmet foods”, ovvero prelibatezze di prima qualità (come potrete immaginare piuttosto costose) come ad esempio una bella confezione di squisita carne 和牛 (Wagyū) nota anche come “Manzo di Kobe” che prende appunto il nome dalla località d’allevameto. Al terzo posto non può mancare abbigliamento ed oggetti all’ultima moda, perchè è indispensabile rimanere sempre al passo con i tempi, soprattutto in Giappone, dove possiamo trovare davvero oggetti e abbigliamento per ogni più piccola occasione ed utilità. In quarta postazione troviamo lo sport! I cari paparini potrebbero ricevere di tutto da un bel k-way ad attrezzature più “pesanti” per assicurarsi il giusto equipaggiamento per i loro weekend anti-stress in città o montagna. Al quinto ed ultimo posto invece? Troviamo qualcosa di molto prezioso che i più piccini non posso proprio fare a meno di regalare, un piccolo origami con dolci messaggi di ringraziamento ed augurio. Così anche i papà più autoritari e inflessibili, non potranno fare a meno di sciogliersi come neve al sole e con della semplice carta piegata! Forse sarà il regalo meno costoso, ma sicuramente il più apprezzato.

    お父さん、いつも遅くまで働いてくれてありがとう。
    体に気をつけていつまでも元気でいてね。

    Otousan, itsumo osokumade hataraite kurete arigatou.
    Karadani ki o tsukete itsumademo genkide ite ne.

    “Papà grazie perchè per noi lavori sempre fino a tardi.
    Prenditi cura di te stesso e resta sempre in salute.”


    PER QUESTO MESE QUESTA E' L'UNICA FESTA...
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    Ogni anno vengono scaricate in mare più di 8mila tonnellate di plastica, l’equivalente di un camion al minuto

    Un oceano pulito significa vivere in un pianeta più sano: questo è l’importante messaggio diffuso dalle Nazioni unite in occasione della Giornata mondiale degli oceani 2016. Il focus di quest’anno è l’inquinamento delle acque causato dalla plastica, fattore che ha avuto un forte impatto sia sugli ecosistemi che sulla fauna marina. Alcune tra le conseguenze più drammatiche dovute all’inquinamento sono lo sbiancamento delle barriere coralline, tra cui la Grande barriera australiana, e il cambiamento nella catena ecologica marina. Uno studio pubblicato di recente su Science ha permesso di evidenziare che alcune larve, cresciute in un ambiente marino saturo di plastica, hanno iniziato a modificare le proprie abitudini alimentari, preferendo la plastica al plancton. Comportamenti che conducono queste specie alla morte.

    Secondo le stime attuali, ogni anno finiscono nel mare circa otto milioni di tonnellate di plastica, numeri sono destinati a duplicare nei prossimi vent’anni e a quadruplicare entro il 2050.

    È come se, ogni minuto, venisse scaricato nei mari un camion pieno di plastica. Nonostante le raccomandazioni dei Governi, che premono per sistemi di riciclaggio più efficienti, i dati non sono incoraggianti: solo il 5% della plastica prodotta viene poi riciclata correttamente, il 40% finisce in discarica e un terzo finisce negli ecosistemi sensibili, tra cui gli oceani.

    Gli oceani non sono solo una fondamentale risorsa ambientale, ma economica: in termini di risorse e industrie, gli oceani garantiscono oggi il 5% del Pil mondiale, generando circa 3mila miliardi di dollari l’anno.
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    Ogni immagine nella foto qui sotto ha una relazione ben precisa con un certo tipo di carattere, proprio per questo può rivelare a ognuna di noi qualcosa sul proprio modo di affrontare la vita e sui comportamenti che abbiamo con il mondo che ci circonda.
    Scegli l’immagine che più ti piace. Dopo di che vai al risultato corrispondente. Attenzione: non farti ingannare dalla tua parte cosciente, concediti pochi secondi per dare la tua risposta e vai diretta ai risultati.


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    1-
    Sei un genio!
    Hai una personalità brillante, riservata ed elegante. Sei veloce, spesso geniale e in grado di risolvere qualsiasi rompicapo e problema. In più sei capace di portarti al centro delle discussioni colpendo e mettendo in rilevo le falle delle credenze e degli argomenti più comuni. Tranquillità e comfort sono molto importanti per te. Di conseguenza tendi a crescere e a evolverti per conto tuo senza avere cura degli affetti. Preferisci senz’altro nascondere le emozioni e rimanere forte.


    2-
    Sei indipendente
    Chi sceglie l’immagine 2 è un’anima felice con una gran voglia di fare le cose senza chiedere aiuto agli altri. Se questo è il tuo risultato, sei cosciente di te stessa e tutti sanno che sei una persona di successo. Hai una personalità logica e strategica che, appunto, prende la vita come un gioco di strategia. Preferisci stare da sola e sono gli altri a dipendere da te. La tua è una personalità dotata di autocontrollo che mantiene sempre se stessa in uno stato di serenità e vive le cose con un giusto distacco. Sei una leader nata, il mondo degli affari è lì che ti aspetta!


    3-
    Sei “cool”!
    Alias sei una persona mutevole, alla moda e, allo stesso tempo, con i piedi per terra. Avere uno spirito libero ti porta a fare le cose con calma e ad inventarti il tuo modo per rendere più semplici e facili i doveri quotidiani. Sei impulsiva e ogni giorno crei e affronti una nuova avventura. Tuttavia, tutte le tue azioni hanno qualche scopo nascosto e, spesso, il tuo comportamento offensivo sciocca le persone che ti circondano.


    4-
    Sei ottimista
    Un’anima che è giovane di cuore, tranquilla e sognatrice. Sei una persona ottimista che tende a vedere sempre il lato positivo delle cose. Ti occupi delle cose con le labbra sempre sorridenti e ami rendere gli altri felici. Sei una grande lavoratrice e sei anche molto intelligente. Sei timida e divertente, ma la tua timidezza, spesso, impedisce agli altri di vedere il tuo lato divertente. A volte le vostre battute pungenti lasciano i vostri cari interdenti e punti sul vivo.


    5-
    Sei attraente
    Hai una personalità audace, potente ed attraente che ha una passione per i compiti difficili che svolge con zelo e sangue freddo. E questo spesso ti porta a dimenticare che questa passione per le difficoltà ha anche un lato negativo!
    La tua personalità è così attraente che non mancherà di attirare l’attenzione di qualcuno. Sei molto veloce a decidere le cose, anche se, per te, perdere la calma è molto facile.


    6-
    Sei affidabile
    Gentile, fortunata e materna. Come Madre Natura, sei generosa e aiuti le persone. Hai una personalità affidabile che è brava a mantenere i segreti. A volte, però, tendi ad essere fin troppo reticente.
    Hai una grande abilità nel sedare le liti proprio perché sei sempre alla ricerca di armonia Hai una personalità piacevole e la gente ama la tua compagnia. Fai in modo che gli altri si sentano a proprio agio e, quando sono con voi, cerchi di farli sentire a casa.


    7-
    Sei saggia
    Tu sei saggia, spirituale e piena di dignità. Trovi sempre il modo di migliorarti. Sei una lettrice appassionata e ami assorbire conoscenza da tutto quello che ti circonda e non solo.
    Hai una mente filosofica che guarda le piccole cose da una prospettiva molto più ampia della vita. Una tua aspirazione è cercare la pace della mente per te e per il resto del mondo. Sai essere una buona amica, ma tende a mettere stessa in primo piano: prima vieni tu, poi i tuoi amici.


    8-
    Sei lunatica
    Sei una persona popolare,dalla vista acuta e responsabile. Sei una persona che pensa molto ma che, a volte, è estremamente lunatica. In pratica, la tua creatività e le tue emozioni guidano tutto quello che fai.
    Sei creativa e tendi a fare le cose in modo unico ed espressivo. Non dimentichi mai di sventolare la tua diversità e stranezza come una bandiera. Ma sei così popolare che la gente trova la maggior parte dei tuoi strani comportamenti affascinanti!


    9-
    Tu sei pura!
    Hai una personalità versatile, pura e onesta. Tendi ad assorbire le emozioni dell’ambiente in cui ti trovi. Anche se sei timida con chi non conosci, sai essere molto schietta.
    Il fatto di essere molto onesta ti porta a giudicare criticamente gli altri. Come conseguenza, chi ti circonda ama ricevere la tua opinione. Sei una di quelle persone che sono nate per fare qualcosa di speciale nella vita.
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    nonostante effettivamente abbiamo iniziato con una creatura non proprio piacevole sono felice vi sia piaciuto questo nuovo topic...


    BASILISCO


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    Storia, mitologia e leggenda del Basilisco

    Il Basilisco, simile ad una lucertola alata e con la testa e le zampe di gallo, è capace di uccidere con il suo sguardo penetrante o con il suo soffio velenoso. Gli unici nemici del Basilisco sono la donnola e gli specchi.
    Questi ultimi infatti, hanno la capacità di riflettere il suo sguardo mortale su se stesso e quindi ucciderlo. Secondo alcune leggende questa creatura è nata da un uovo deposto da un rospo o da un gallo.
    Secondo altre invece, si crede che il Basilisco sia nato da un uovo deposto da un gallo nero e covato nel letame da un serpente. Nella Storia Naturale, Plinio il Vecchio ci indica il Basilisco come una creatura che vive in Egitto o in Libia e che trova rifugio in grotte, caverne e sotterranei.
    Nelle antiche leggende cristiane il Basilisco viene citato come il simbolo sulla Terra dell’Anticristo o del Diavolo.

    Influenza culturale

    La leggenda del basilisco ha goduto di continui richiami nel tempo e viene citato anche da autori quali Spencer, Chaucer e Shakespeare.
    È citato in un salmo biblico nella versione della Vulgata:
    « Super aspidem et basiliscum ambulabis, et conculcabis leonem et draconem.
    Tu camminerai sull'aspide e sul basilisco, e calpesterai il leone e il drago. » (Salmi 91,13)

    Geoffrey Chaucer parla di una basilicok nelle Canterbury Tales. Leonardo da Vinci incluse un basilisco nel suo bestiario, citando la sua malvagità di nascondersi in alto sui rami e di fissare le sue vittime mentre appassiscono al suo sguardo. Percy Bysshe Shelley ne L'ode a Napoli alluse a un basilisco. Anche Voltaire citò un basilisco nel capitolo XVI di Zadig.

    Il basilisco è anche la creatura a guardia della città svizzera Basilea. In Italia centrale, tra la Toscana, l'Umbria e l'alto Lazio, è diffusa nelle campagne la tradizione del serpente regolo, anch'esso "piccolo re", serpente pernicioso e vendicativo, dalla testa grande come quella di un bambino, abitante fossi, campi, rovine e foreste. Anche nel Piemonte nord-orientale (Verbano, Cusio, Val d'Ossola ...) il basilisco, localmente detto baselesc o re di biss, è una presenza abituale nelle leggende e nel folklore locale.

    I basilischi sono stati riutilizzati nei giochi, film, libri e romanzi fantasy moderni. Non è insolito trovare un basilisco nei bestiari dei giochi di ruolo come Dungeons & Dragons e Final Fantasy. Il basilisco è il primo boss del videogioco God of War: Chains of Olympus, mentre in Metal Gear Solid: Peace Walker Basilisco è il soprannome del Peace Walker. Nella serie di Harry Potter il basilisco è un gigantesco serpente dallo sguardo mortale; il protagonista, Harry Potter, si batte con esso nel capitolo Harry Potter e la camera dei segreti.
    Il gruppo folk rock italiano Marta sui tubi ha scritto una canzone dal titolo Basilisco contenuta nell'album Carne con gli occhi.

    Araldica

    In araldica suoi attributi frequenti sono squamoso e allumato.

    Il basilisco simboleggia potenza ed eternità della stirpe, in base alle credenze egizie che lo dipingevano di vita lunghissima, vista la sua capacità di uccidere gli altri animali col fiato. A causa di ciò, alcuni lo presero a simbolo di calunnia, colpa o contagio, ma queste sue caratteristiche mal si adattano alle necessità dell'araldica che impiega solo simboli positivi.

    Il basilisco viene spesso accomunato ad un'altra figura mitologica: il biscione, simbolo del casato dei Visconti e della città di Milano, delle cui origini non vi sono ancora dati certi.

    Il basilisco è il simbolo di Sternatia, nel Salento, e di alcune città della Basilicata quali Lauria, Melfi, Teana e Venosa. Inoltre è simbolo della città campana di Aversa: infatti esso è perfetta sintesi culturale tra l'origine d'oltralpe dei Normanni fondatori di Aversa e la tradizione osca locale che aveva eletto il basilisco, re dei serpenti, ad emblema dell'eternità della stirpe degli Osci.

    La città di Belluno ha due basilischi nell'araldica.

    Edited by mimi1978 - 1/6/2016, 23:34
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    Nel corso degli ultimi millenni di storia dell'uomo, le culture e le tradizioni di ogni popolo, si sono arricchite di storie e miti strettamente legati a creature leggendarie e animali fantastici risultato dell'incrocio tra uomini e animali realmente esistenti. Queste creature dalle mille forme e il più delle volte dall'aspetto inquietante e raccapricciante, le possiamo trovare nei racconti e nelle leggende sia greche che romane ma anche in quelle della cultura nordica e orientale. Quando si parla di queste creature mitologiche dobbiamo tener presente che in una data cultura e in un determinato momento storico sono stati creduti esseri reali, quindi, effettivamente esistiti. Ci imbatteremo quindi nelle mitiche Sirene figlie del dio dei fiumi Acheloo nate dalle gocce di sangue che usciva dalle ferite provocate da Ercole, incontreremo il Minotauro che venne rinchiuso in un labirinto costruito dall’architetto Dedalo su ordine di Minosse, faremo la conoscenza dei leggendari Centauri, discendenti di Issione e Nefele senza dimenticare altre famose creaute quali le Arpie, il Fauno, il Licaone e così via.Buona lettura!

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    Storia, mitologia e leggenda delle Arpie
    Nella mitologia greca le Arpie erano mostri alati rappresentati con il volto femminile e il corpo di avvoltoio. In generale sono state rappresentate con il viso di donna e il corpo di un volatile. Le Arpie sono figlie di Taumante ed Elettra anche se per altri autori sono figlie di Poseidone e Gaia o di Echidna e Tifone che generarono anche Cerbero e l'Idra. I nomi delle Arpie erano: Podarge, Aello, Ocipite, Tiella e Celenoanche se, nelle varie storie legate alle Arpie, alcuni autori riportano solo i nomi di Aello, Ocipite e Celeno, quest'ultima citata per la prima volta nell'Eneide da Virgilio. Queste creature mostruose impersonificavano la furia dei venti marini. Infatti durante le burrasche e le tempeste di mare le Arpie erano solite rapire i naufraghi. Più tardi furono considerate creature infernali che rapivano le anime dei morti per trasportarle nell’aria. Per l’Ariosto le Arpie erano addirittuara sette e impersonificavano i sette peccati capitali. Troviamo le Arpie nell’Odissea di Virgilio, nell’Inferno di Dante, nella Regina delle Fate di Spencer e nel Paradiso Perduto di Milton.

    Le Arpie nell'Odissea
    "ecco che le fanciulle le Arpie rapirono in aria,
    e in balia delle Erinni odiose le diedero."


    Le Arpie nell'Eneide
    "Strofadi grecamente nominate
    Son certe isole in mezzo al grande Jonio,
    Da la fera Celeno e da quell'altre
    Rapaci e lorde sue compagne arpie
    Fin d'allora abitate..."

    "Altro di queste
    Più sozzo mostro, altra più dira peste
    Da le tartaree grotte unqua non venne.
    Sembran vergini a' volti, uccegli e cagne
    A l'altre membra; hanno di ventre un fedo
    Profluvio, ond'è la piuma intrisa ed irta,
    Le man d'artigli armate, il collo smunto,
    La faccia per la fame e per la rabbia
    Pallida sempre, e raggrinzita e magra..."

    Le Arpie nell'Orlando Furioso
    "Erano sette in una schera, e tutte
    Volto di donne avean pallide e smorte,
    Per lunga fame attenuate e asciutte
    Orribili a veder più che la morte:
    L'alaccie grandi avean deformi e brutte,
    le man rapaci, e l'ugne incurve e torte;
    Grande e fetido il ventre, e lunga coda
    Come di serpe che s'aggira e snoda..."

    Le Arpie nell'Inferno
    " Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno,
    che cacciar de le Strofade i Troiani
    con tristo annunzio di futuro danno.

    Ali hanno late, e colli e visi umani,
    piè con artigli, e pennuto 'l gran ventre;
    fanno lamenti in su li alberi strani. "

    Nella cultura di massa
    -Una famosa opera di Andrea del Sarto è la Madonna delle Arpie, conservata agli Uffizi, risalente al 1517.
    -Giovanni della Robbia e Santi Buglioni realizzarono due arpie sugli spigoli del fregio dell'Ospedale del Ceppo di Pistoia nel 1525.
    -Nella lingua veneta si usa il termina "arpia" per indicare una persona che ricorrendo ad artifici e sotterfugi si intromette nelle vicende altrui per influenzarle negativamente, facendo sentire il destinatario sottoposto come all'attacco di un uccello predatore. Anche di persona dall'apparenza innocua che nasconde invece comportamenti predatori o intromissori.
    -Nel manga Monster musume no iru nichijō una delle principali protagoniste femminili è una Arpia di nome Papi.
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    I test della personalità per immagini si basano sull’impressione che una foto esercita sulla psiche umana: ciò che vediamo tocca le corde del cuore e dell’animo umano e genera una reazione istintiva sì ma mai casuale.
    Ed ecco che quel che scegli, guardando delle immagini o delle cose, è ispirato dal tuo animo. Non tutti sanno che la psiche non spinge mai a scelte casuali.

    SENZA PENSARCI TROPPO SCEGLI UNA DELLE 6 IMMAGINI NELLA FOTO QUI SOPRA E SCOPRI SE SVELA VERAMENTE UN ASPETTO DEL TUO CARATTERE....


    Immagine 1 –
    Chi è stato catturato dall’immagine contrassegnata col n°1 è probabilmente una persona sensibile e a tratti vulnerabile, legata agli affetti ma soggetta a grosse sofferenze ogni qual volta avverte di essere violata, tradita, maltrattata oppure usata.
    L’immagine rivela una personalità delicata molto esposta al giudizio altrui ma non per questo portata a nascondersi o a sfuggire al confronto.

    Se hai scelto questa foto probabilmente sei estremamente sensibile, attento\a agli altri forse sino al punto di sacrificarti per dare.
    Dinnanzi alle critiche, che sovente investono i troppo buoni d’animo, sei però capace di metterti in gioco, di riflettere e di discernere bene tra malvagità e giuste obiezioni. Ed in questo senso sei una persona che si proietta molto efficacemente verso la crescita personale con la consapevolezza che l’evoluzione dell’anima e l’arricchimento del cuore passano spesso attraverso la sofferenza.



    Immagine 2 –
    Se il tuo sguardo è stato catturato dall’immagine n° 2 probabilmente sei un sognatore tendenzialmente portato a spingere in alto ideali e speranze.
    L’immagine sembra semplicemente sintetizzabile nel palese concetto del gioco ma l’aquilone è qualche cosa di più: incarna la capacità propria dell’uomo di incontrare e fondere se stesso con gli elementi della natura ed evoca il concetto del rischio, un rischio però, tutto sommato, ragionato e controllabile.

    Perciò, se hai scelto la figura n°2, potresti essere un razionale idealista, dentro di te potresti essere capace di trovare il giusto equilibrio tra la speranza e l’aspettativa ponderata.
    Se nel mezzo sta la virtù si può dire che sei potenzialmente virtuoso\a!

    Certo è che quando l’aquilone cade è sempre difficile accettare che il vento possa soffiare improvvisamente dalla parte sbagliata: insomma tutti nella vita sono soggetti al rischio della sofferenza e al pericolo della delusione. Nessuno ne è esente. E probabilmente più in alto sono stati spinti i sogni più cocente sarà la delusione e più difficile sarà ripristinare il proprio equilibrio interiore.



    Immagine 3 –
    Il mare grigio mentre la notte sopraggiunge evoca il piacere del mistero, della scoperta e dell’indagine del mondo (nonché di se stessi).
    E’ probabile che chi ha scelto questa immagine sia una persona assai portata ad affidarsi alle sensazioni emotive, forse capace di inquadrare gli altri sulla base delle emozioni e probabilmente dotata di un grande potere ematico.

    L’immagine evoca la natura più bella perché velata e misteriosa, guardando la foto sembrerà a chiunque di sentire il rumore leggero delle onde che richiamano la notte mentre il sole cala sulla spiaggia che lentamente si svuota.
    Così se hai scelto questa fotografia sei probabilmente una persona emozionate e d emozionata, capace di vive espressioni di sensibilità e portata alla scoperta e alla ricerca di se stesso e dell’altro.



    Immagine 4 –
    La natura guida la vita dell’uomo e l’uomo deve tenerne conto e rispettarla.

    Se hai scelto l’immagine n°4 probabilmente senti forte la responsabilità di rispettare e amare la natura e il mondo che ti circonda, sai anche di non essere solo su questa terra e comprendi l’importanza decisiva della cura dell’altro, in questo senso hai uno spiccato senso della lealtà e forse non tradiresti mai un amico vero.

    Non sei un egocentrico ma un altruista e sai cogliere nell’altro la bellezza.


    Immagine 5 –
    La riflessione può sfociare o in una grande forza per vivere meglio e più serenamente oppure, all’opposto, può creare depressione e abbattimento. E’ negativa quella riflessione che si trasforma in pena, in pensiero grigio ed in solitudine.

    Se hai scelto l’immagine n°5 probabilmente sei una persona riflessiva e attenta all’esame delle circostanze della vita: se qualche cosa passa sulla strada della tua esistenza tu ne analizzi sempre effetti e cause.

    Hai riflettuto sugli effetti e sulle cause di tutto ciò che interessa te e i tuoi cari ma forse è tempo di accettare che la vita spesso è imprevedibile e irragionevole. Riflettere è un bene ma caricarsi del peso della riflessione non sempre lo è.
    Talvolta l’uomo deve forzosamente rompere la sua solitudine e rifugiarsi nell’amore e nell’amicizia, dialogare, parlare e sfogare le proprie ansie.


    Immagine 6 –
    Se hai scelto questa foto probabilmente sei una persona molto esigente con te stessa, sempre alla ricerca di un nuovo traguardo e di una nuovo sogno da realizzare.

    Il cavallo evoca il senso di libertà e l’aspirazione alla scoperta e alla ricerca.

    Probabilmente sei una persona che non ama frenare i propri istinti e stoppare i propri progetti, usi ogni arma in tuo possesso per raggiungere la meta.
    Sappi, però, che fermarsi è d’obbligo di tanto in tanto, serve ad ascoltare il proprio sé ed a fare i conti con l’animo e col cuore.

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    sono veramente tanto felice vi sia piaciuta e grazie perchè leggete e commentate sempre...adoro condividere con voi quello che mi affascina... gif

    L’OSSARIO DI GIACOMO IL GIUSTO


    Confermata la prima prova archeologica dell'esistenza di Gesù di Nazareth

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    Il processo in corso in Israele da undici anni ha finalmente confermato, prove scientifiche, archeologiche e chimiche alla mano, che l’Ossario di Giacomo non è un falso, un oggetto la cui importanza è tale da aver scatenato uno dei più grandi cover-up del secolo scorso e di quello attuale.
    La storia di questo reperto è così controversa, così complessa ed articolata, così pericolosa, da preoccupare sensibilmente esponenti dell’alto clero vaticano, delle massime istituzioni accademiche israeliane e del governo stesso di Israele. L’Ossario di Giacomo il Giusto, il fratello di Gesù costituisce infatti la prima prova archeologica dell’esistenza del maestro di Nazareth e dei suoi fratelli carnali, come insegnato nei vangeli.
    La testimonianza dello storico Luca, negli Atti (12:13), afferma che Giacomo morì evidentemente di spada nel 44 E.V. per ordine di Erode Agrippa I, e fu il primo dei dodici apostoli a morire come martire.

    Un puzzle complicato
    Per ricomporre questo intricato affaire, è necessario fare un passo indietro tornando all’anno della scoperta dell’Ossario di Giacomo: nel 2002 Oded Golan, conosciuto collezionista ed esperto di antichità israeliano, contattò il prof. André Lemaire, il massimo epigrafista semitico del mondo, alla Sorbona di Parigi, per mostrargli una serie di pezzi di pregio e in particolare per avere alcuni consigli da esperto su un piccolo ossario approssimativamente datato al I sec.
    Lemaire, esaminando vari reperti rimase piuttosto colpito nel notare l’iscrizione incisa su un lato: “Yaakov bar Yoseph achui de Yeshua” ovvero “Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù.”
    Secondo i filologi, gli studiosi di ebraico antico e gli archeologi che studiarono l’ossario, esso risaliva effettivamente al I sec. Per l’iscrizione vi era qualche dubbio solo sull’ultima parte, fratello di Gesù. Infatti, mentre i nomi riportati presi a sé erano piuttosto comuni, l’indagine statistica relativa alle migliaia di ossari ritrovati indicava che la presenza di tutti e tre i nomi nella stessa epigrafe era estremamente rara: ciò significava un’altissima probabilità che i tre personaggi menzionati fossero proprio quelli di cui parlano i Vangeli.
    In pratica si trattava della prima prova archeologica e non semplicemente testuale dell’esistenza di Gesù di Nazareth, una scoperta straordinaria, l’unica del genere mai emersa nel mondo della archeologia biblica.
    Solo tra il 30 e il 70 d.C. gli ebrei utilizzarono questo metodo di sepoltura. Dopo una disposizione del morto in catacombe per circa un anno, le ossa venivano poi riposte in ossari di media grandezza, decorati da iscrizioni e particolari scolpiti. L’indagine statistica non lasciava spazio a dubbi. su questo tutti gli studiosi sono d’accordo. Il testo cardine per questo tipo di studi è: Levi Yizhaq Rahmani, A Catalogue of Jewish Ossuaries in the Collections of the State of Israel (Jerusalem: Israel Antiquities Authority, 1994. L’unico dubbio era sulla parte finale dell’epigrafe: “(…) fratello di Gesù” che si pensava fosse stata falsificata e invecchiata artificialmente.
    Incuriosito da questa notizia e desiderando scrivere un libro su questo argomento, nel corso degli anni mi sentii più volte con André Lemaire per una consulenza specialistica ai massimi livelli e lo studioso francese rimase sempre della stessa opinione, supportato in questo da diversi esperti di settore.
    Ma il mondo dell’archeologia biblica subì un terremoto di proporzioni insolite: questa scoperta scatenò un tale putiferio da far intervenire autorità ecclesiastiche e servizi di sicurezza di diverse nazioni.
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    L’iscrizione sull’Ossario di Giacomo e la relativa traduzione


    Il motivo?
    Se l’ossario era effettivamente il contenitore delle ossa dell’apostolo Giacomo, uno dei fratelli di Gesù, ciò avrebbe minato alla base il dogma cattolico di Maria semprevergine, e avrebbe comunque rinnovato l’interesse riguardo alla figura del maestro di Nazareth, cosa che l’ebraismo e l’islam avrebbero volentieri evitato.
    Altre motivazioni di tipo squisitamente politico sono anche da tenere in considerazione e in effetti il reperto cominciò immediatamente a subire strani incidenti: il primo accadde il 31 dicembre 2002, durante la mostra organizzata al Royal Ontario Museum (Canada). Al momento di liberare l’ossario dal suo imballo, poco dopo il suo arrivo, i tecnici del museo si accorsero con orrore che presentava alcune crepe di cui una proprio sull’iscrizione che aveva acceso tante controversie.
    Un altro fu il tentativo di bloccare Oded Golan, screditandolo come falsario; fu istituito un processo in cui l’IAA (l’Autorità archeologica israeliana) e il Governo israeliano sostenevano la parte dell’accusa, mentre Oded Golan, i suoi collaboratori e l’ossario erano gli accusati. In effetti Golan è stato accusato e condannato per aver falsificato almeno un altro reperto e questo ha contribuito a intorbidare le acque.

    Uno dei più incredibili cover-up della storia
    Si tratta di un mistero di enorme portata: si rimane colpiti nell’osservare come i media abbiano mandato in onda i questi dodici anni documentari che spiegavano come l’ossario fosse stato ormai smascherato come un falso ben fatto e i falsari ormai prossimi alla condanna. Alcuni di questi filmati sono andati in onda anche in Italia. Eppure, sempre più studiosi nel corso degli anni, e si tratta dei migliori specialisti del mondo, in seguito a test e indagini scientifiche si sono convinti che l’accusa non aveva basi per sostenere la tesi del falso ben fatto.
    Per cercare di capire dove stesse la verità, mi rivolsi ad André Lemaire, il quale mi scrisse:”(...) l’ossario è assolutamente autentico ma ci sono forze politiche e religiose interessate a far sparire il reperto.” Un cover-up di inaudite proporzioni, il cui dramma si è svolto proprio sotto i nostri occhi.
    Al momento in cui scrivo, gli indiziati del gruppo di Oded Golan sono stati scagionati, nessuna accusa è ancora stata provata, anzi la corte lascia cadere un’accusa dietro l’altra. Addirittura il giudice ha consigliato l’IAA e il governo israeliano di lasciar cadere il caso in quanto le ultime indagini chimiche hanno verificato che non si tratta di un falso: dopo anni di minuziose analisi l’intera iscrizione è stata verificata autentica.


    Il Settimo Sepolcro
    Il 24 giugno 2009, mentre stava per uscire in Italia il mio libro IL SETTIMO SEPOLCRO (Eremon Edizioni, la cui trama ruota proprio intorno al sepolcro di Giacomo), Oded Golan mi invitò a telefonargli in Israele: lo chiamai e mi raccontò con estrema gentilezza come stavano realmente le cose.
    Mentre alcuni studiosi sostenevano inizialmente la tesi dell’accusa, ora tutti gli scienziati erano concordi: la patina depositatasi sull’iscrizione era risultata autentica alle analisi di laboratorio. Inoltre si trovò un microorganismo che proliferava sull’iscrizione e sull’ossario, un fungo che impiega almeno cento anni per espandersi di pochi centimetri. Esso ricopriva per una certa parte l’ossario e in particolare se ne rilevò la presenza sopra l’intera iscrizione. Ciò significava che la sua datazione doveva forzatamente risalire a molti secoli fa e lo stesso dicasi per l’intera epigrafe.
    Feci a Golan la stessa domanda che posi a suo tempo a Lemaire, come mai ci fosse stato tanto chiasso riguardo all’ossario ed egli mi diede la stessa risposta dell’esperto francese: “(...) Si tratta di una questione molto delicata perché il Vaticano non ammette l’esistenza di fratelli di Gesù. Inoltre l’IAA e il governo che ne aveva sostenuto le parti avevano sollevato un tale polverone che ora si è creata una vera e propria questione di immagine: la lobby dell’IAA è potentissima e ammettere un errore clamoroso sarebbe stato deleterio per la sua credibilità pubblica. Inoltre diversi studiosi all’inizio avevano paura di mettersi contro la massima autorità per il controllo dei beni archeologici e quindi decisero in un primo momento di assecondarne le valutazioni. Ma ora tutto è chiaro, il processo va avanti e la corte è sempre meno convinta delle tesi iniziali. Il processo potrebbe finire da qui a qualche mese ma IAA e governo israeliano non vogliono perdere la faccia e continuano imperterriti una battaglia che hanno già perso.”
    Un mistero straordinario sotto gli occhi di tutti: la verità è uscita allo scoperto chiara e limpida, ma per il grande pubblico, influenzato dalla visione - offerta dai media - totalmente errata della questione, il reperto è rimasto un falso.
    Nel romanzo IL SETTIMO SEPOLCRO ho cercato di rendere giustizia a questo misfatto denunciando pubblicamente questi eventi. Nel libro, i protagonisti si trovano faccia a faccia con questo caso che ha dell’incredibile proprio perché è assolutamente reale. E incontreranno direttamente i protagonisti di questa vicenda in un mix tra realtà e fiction straordinariamente intrigante.
    Per ulteriore informazione, riporto di seguito l’articolo finale dell’autorevole Biblical Archaeology Review.
    Il problema fondamentalmente è che rimane una informazione specialistica riservata a un pubblico selezionatissimo e ristretto, quello degli specialisti dell’archeologia biblica, ad ogni modo trovate le ultime news al seguente link della rivista BAR (Bible Archaeology Review): www.biblicalarchaeology.org/ La rivista nei molti articoli dedicati al processo del secolo, per un decennio ha sempre sostenuto che l’Ossario di Giacomo non è un falso: il giudice ha definitivamente chiuso il processo affermando che “il reperto è autentico. La certificazione è ora accertata e fuori da ogni ragionevole dubbio. Oded Golan è prosciolto da ogni accusa.”
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    Particolare dell’epigrafe con l’iscrizione incriminata


    I fratelli e le sorelle di Gesù e il dogma della verginità eterna di Maria
    Il 1º novembre 1950 papa Pio XII, Eugenio Pacelli, colui che in qualità di rappresentante del Vaticano aveva firmato il Concordato con Hitler (1933), istituì un nuovo dogma che i fedeli avrebbero dovuto accettare come mistero di fede, non dimostrabile, il cosiddetto dogma di Maria semprevergine. Con esso si definiva lo stato di perpetua verginità della Madre di Gesù anche dopo il matrimonio con Giuseppe.
    La spiegazione addotta dalle autorità cattoliche per sostenere il dogma di Maria sempre vergine non collima con le testimonianze dei vangeli. Il termine greco utilizzato nei vangeli (anche nelle successive traduzioni dove vi era un originale aramaico/ebraico) non indica mai cugini o parenti in senso generico, come afferma la Chiesa, ma indica fratelli carnali, figli dello stesso utero o madre.
    Inoltre Matteo 1:24,25 afferma chiaramente: “Allora Giuseppe si svegliò dal sonno e fece come l’angelo di Jehovah gli aveva detto e portò sua moglie a casa. Ma non ebbe rapporti sessuali con lei finché non diede alla luce un figlio, e gli diede nome Gesù”
    I quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli e due delle lettere di Paolo menzionano i “fratelli del Signore”, “il fratello del Signore”, “i suoi fratelli”, “le sue sorelle”, indicando per nome quattro di questi “fratelli”: Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda. (Cfr. Mt 12:46; 13:55, 56; Mr 3:31; Lu 8:19; Gv 2:12; At 1:14; 1Co 9:5; Gal 1:19).
    Gli studiosi sono in generale d’accordo sul fatto che la famiglia di Gesù fosse composta dai due genitori e da almeno quattro fratelli e due sorelle, tutti figli naturali di Giuseppe e Maria,
    Durante il ministero di Gesù “i suoi fratelli non esercitavano fede in lui”, e questo esclude senz’altro che fossero suoi fratelli in senso spirituale. (Gv 7:3-5). La tesi di parte cattolica che la parola fratello abbia il senso più vasto di cugino è corretta dall’evidenza sintattica del greco neotestamentario: quando nei vangeli si parla di fratelli carnali di Gesù si utilizza il greco adelfòs (figlio della stessa madre, carnale), mentre nel caso di parente viene usato il termine syggenòs, o nel caso di cugino anepsiòs. In definitiva non vi è alcun dubbio, Gesù aveva diversi fratelli e sorelle figli di Giuseppe e Maria.

    di Pierluigi Tombetti

    Edited by mimi1978 - 27/5/2016, 02:16
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    sono felicissima che vi sia piaciuto e sono sicura che vi piacerà anche questo.... gif

    Il lago con le bolle di ghiaccio


    Vi è mai capitato, in inverno, di trovarvi davanti a un lago ghiacciato? Difficilmente, però ne avrete visto uno come questo: sotto alla sua superficie è tutto un fiorire di bolle. La mano dell'uomo non c'entra: la causa del fenomeno è del tutto naturale...

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    Gli appassionati di montagna lo apprezzeranno di più in estate, quando vi si fermano accanto tra un'escursione e l'altra. Ma è durante l'inverno che il lago Abraham, uno specchio d'acqua artificiale che si forma dal fiume North Saskatchewan nella provincia di Alberta, in Canada, offre lo spettacolo più suggestivo.


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    Quando il lago ghiaccia, infatti, sotto alla sua superficie sono visibili innumerevoli bolle di ghiaccio dalla forma tondeggiante, che formano curiose "sculture" temporanee perfette per una foto.


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    Il fenomeno del tutto naturale è dovuto alla presenza, sul fondale del lago, di piante che rilasciano metano.


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    Il gas, risalendo in superficie, forma delle bolle che, a contatto con gli strati d'acqua più superficiali e freddi, ghiacciano, dando origine alle curiose forme che vediamo.


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    Mano a mano che si formano, le bolle di ghiaccio si accatastano raggiungendo profondità sempre più elevate. Si formano così particolari strutture verticali composte da elementi tondeggianti.


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    Lo spettacolo è reso spesso ancora più suggestivo dalla presenza, a questa latitudine, della danza delle aurore boreali.


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    Le luci del Nord illuminano la superficie del lago, evidenziando le colonne di bolle intrappolate nei ghiacci.


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    Data la natura del fenomeno, può capitare di imbattersi in fratture della superficie ghiacciata come questa.


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    Anche se il fenomeno delle bolle ha cause naturali, il lago Abraham è un bacino creato dall'uomo artificialmente nel 1972, con la costruzione della vicina diga di Bighorn. Lo specchio d'acqua (o di ghiaccio) è particolarmente fotogenico nei mesi invernali.


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    Al disgelo, l'incanto delle bolle scompare. Ma il lago riserva altre bellezze, soprattutto cromatiche: nella bella stagione appare infatti di un bel color azzurro (guardalo dall'alto in questa foto della Nasa). Sono le sostanze rilasciate dalle rocce delle Montagne Rocciose Canadesi nel fiume North Saskatchewan, da cui il lago è stato ricavato, a conferire all'Abraham Lake il caratteristico color celeste.


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    Certo non è lo stesso celeste visibile quando le luci del Nord si riflettono sul ghiaccio, ma per fermare quegli attimi c'è sempre la fotocamera.

    Edited by mimi1978 - 27/5/2016, 01:08
278 replies since 9/10/2014
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